Configurazione di forte accumulo che si ripete per la seconda volta nel giro di pochi giorni, le stazioni di vari capoluoghi registrano un aumento di concentrazioni notevoli in solo un paio di giorni, tanto da passare da concentrazioni sotto il limite dei 50μg/m3 a valori prossimi o superiori ai 100μg/m3.
Il modello SPIAIR in entrambi gli eventi mostra la tendenza a concentrare i massimi al centro della matrice, dove anche le emissioni evidentemente sono più elevate, ovvero su Padova. Ma così non è per le concentrazioni rilevate, in cui massimi si sono verificati su Treviso il 6 febbraio (oltre i 100μg/m3) e saranno probabilmente più distribuiti su vari capoluoghi oggi.
Questo ragionamento solo per ripetere che usare unicamente i dati puntuali del modello (di questo o di un altro) nella gestione delle aree di allerta non ha proprio senso. Per fare un’analogia sarebbe come usare i dati puntuali di precipitazioni temporalesche per gestire un’ allerta meteorologica... cosa che nessun previsore con un minimo di esperienza farebbe ben sapendo che il modello riesce a dare un’indicazione sull’instabilità atmosferica e sui massimi di pioggia possibili, ma l’informazione su dove questi massimi si verificheranno è assolutamente non attendibile!
In effetti la previsione di PM10 è così difficile perché la formazione di polveri secondarie è legata a processi non lineari, un po’ come la convezione temporalesca...